venerdì 19 aprile 2013

Recensione di L'ULTIMO UOMO di Luigi Finucci su LEGGEREACOLORI





Quaranta poesie che tornano a descriverci il mondo lirico del giovane poeta marchigiano Luigi Finucci, nel suo nuovo libro “L’ultimo uomo” edito da Comunication Project.
In questo libro, Finucci libera l’intima essenza dell’uomo dagli inutili orpelli e dalle odiose costrizioni, per tornare alla dimensione più profonda dell’individuo :«… e la malinconia si fonde/ con lo stupore,/ in quegli attimi sento/il mio essere uomo/che cancella dalla mia mente le costrizioni,/solo libertà albergano dentro di me/che mi accompagnano serenamente/nel mio cammino verso la fine…»

L’autore scava tra le proprie emozioni alla ricerca dell’essenziale, della primigenia spinta alla vita e al poetare grazie anche alla condivisione con un universo immaginifico, che parla e narra. Lo stesso universo che a tratti spaventa, per la sua incommensurabile infinitezza che toglie il respiro all’uomo, per definizione, invece finito, limitato. Ma Finucci trae consapevolezza da questo regno senza limiti: « ma non avevo l'impressione di un Adamo/bensì di un ultimo uomo,/consapevole e non ignaro,/di tutto quello che mi era stato concesso/da Dio.»

La formula a volte descrittiva dell’autore ci introduce direttamente nelle singole poesie, rendendo immediato il rapporto con il lettore, regalandogli scorci di vita vissuta e di sensazioni familiari. Una poesia pacificante, non distaccata, che unisce in un sentimento di condivisione, ripercorrendo frasi ed emozioni che appartengono ad ognuno di noi, ognuno, a suo modo, un “ultimo uomo”.

«…sento lontane/quelle mura sicure/che sono come prigioni,/sento me stesso/vibrare nel mondo intero…»







2 commenti:

  1. Recensione stupenda!complimenti Alessandra

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    1. Complimenti a te, Luigi. Sai cosa penso delle tue poesie: hanno l'enorme pregio di riuscire a comunicare in maniera delicata ed immediata con il lettore. Ad maiora!

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